Il vitello d'oro

 



La leggenda

Al disopra di Villa Dalegno, verso nord, si erge un dosso detto “Castèl”; la leggenda vuole in tempi antichi vi fosse un castello, appartenuto ai nobili Dalignum.
Questi signori, pagani, con l’arrivo di Carlo Magno fuggirono dal castello, ma si dice prima di scappare fecero fondere tutti i loro ori in uno stampo a forma di vitello, per poi nasconderlo nelle gallerie segrete che dal castello scendevano verso il paese; si racconta anche i Dalignum nell’allontanarsi esclamassero: "Andiamo via da Villa Dalegno, ma lasciamo più oro che legno!"
In tempi successivi alcuni abitanti di Villa decisero di scavare tra le rovine del castello, sperando di trovare il “Vitello d’oro”, ma i loro scavi non produssero alcun risultato. SI cercò allora l’aiuto una strega di Schilpario, che si diceva avesse poteri divinatori.
La strega, dietro lauto compenso, indicò loro dove scavare e predisse anche che in una stanza avrebbero trovato la chiave che apriva la segreta dove era custodito il vitello d'oro. Gli scavi, così guidati, ripresero, e sotto una cascina costruita con delle pietre del castello fu trovato un locale ancora ben ordinato, con un lavandino ed una fontanella in granito.
Mentre già si iniziavano a intravedere parti di una galleria, che facevano pensare di essere sulla buona strada, ad un tratto dal nulla sbucò un gatto che finì schiacciato sotto i sassi che stavano cadendo.
Alla morte del gatto la galleria crollò e gli uomini furono colti dalla paura: pensando fosse stato il diavolo ad orchestrare il tutto, presi dal panico, abbandonarono l'impresa senza nessuno più proseguisse negli scavi.
Ancora oggi il leggendario tesoro è ancora là nel dosso a nord di Villa, in attesa che intrepidi cercatori lo recuperino dal suo nascondiglio.